Relazione tra consumo di patate fritte e diabete di tipo 2? Occhio allo studio...



Relazione tra consumo di patate fritte e diabete di tipo 2? 

Classificate spesso come ortaggi, le patate hanno un elevato contenuto di amido facilmente digeribile, e di conseguenza un alto indice glicemico; per questo motivo l’attenzione è focalizzata sul loro impatto metabolico. 

  • In particolare, il legame tra consumo di patate e rischio di diabete di tipo 2 è stato oggetto di molti studi, che hanno riportato risultati spesso contrastanti.

Questo ampio studio prospettico, basato su tre coorti statunitensi e integrato da una metanalisi di studi prospettici, è stato condotto con l’obiettivo di chiarire il ruolo delle modalità di preparazione e di consumo delle patate in rapporto al rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e di stimare gli effetti della loro sostituzione con altre fonti di carboidrati.

Lo studio ha incluso oltre 205.000 uomini e donne che non avevano diagnosi di diabete e malattie croniche all’inizio del follow-up, che sono stati seguiti per quasi 40 anni. 

Dall’analisi è emerso che un consumo più elevato di patate, in generale, era associato a un aumento del rischio di diabete di tipo 2 del 5% per ogni tre porzioni settimanali aggiuntive. 

Il rischio risultava nettamente più elevato per le patate fritte: tre porzioni in più alla settimana erano correlate a un incremento del 20%, che arrivava al 27% per i consumatori più assidui. 

Al contrario, il consumo di patate bollite, al forno o in purè non mostrava alcuna associazione significativa con l’incidenza di diabete di tipo 2. Anche per le patatine in sacchetto (chips) non si sono rilevate associazioni significative.

Le analisi di sostituzione con altri fonti di carboidrati hanno rivelato che il consumo di tre porzioni di cereali integrali alla settimana, al posto di altrettante di patate (indipendentemente dalla preparazione) comportava il maggior beneficio in termini di riduzione del rischio di diabete di tipo 2 (- 8%); favorevole è risultata anche la sostituzione con legumi (- 6%), vegetali non amidacei (- 5%) e cereali raffinati (- 3%). 

  • I risultati più marcati sono stati osservati per la sostituzione delle patate fritte, con una riduzione significativa che con i cereali integrali e i legumi raggiungeva il 19%, con gli ortaggi non amidacei il 17%, con il riso integrale il 16% e con i cereali raffinati il 15%.

Il rischio di diabete aumentava invece con il consumo di riso bianco al posto delle patate in generale, ma restava invariato rispetto alle patate fritte. Queste osservazioni sono state confermate dalla metanalisi di 13 studi di coorti prospettici, per un totale di oltre mezzo milione di soggetti.

 In conclusione, lo studio suggerisce che l’associazione tra consumo di patate e rischio di diabete di tipo 2 dipenda in modo sostanziale dalla loro modalità di preparazione e che attenzione debba essere prestata soprattutto alla frittura di questi alimenti. 

Anche gli effetti della riduzione del consumo di patate dipendono dagli alimenti amidacei con cui vengono sostituite: la scelta dei cereali integrali si traduce in una chiara riduzione del rischio di diabete, che aumenta invece se la sostituzione è con riso bianco. 

Questi risultati contribuiscono a sostenere la promozione del consumo di cereali integrali nell’abito di una dieta salutare anche per la prevenzione del diabete di tipo 2.



Dalla ricerca di: Mousavi SM, Gu X, Imamura F, AlEssa HB, Devinsky O, Sun Q, et al. BMJ. 2025;390:e082121.

Fonte: articolo tratto dal sito Nutrition Foundation Italia, a questo link trovi l'originale anche in lingua inglese.
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